Morte di un diciottenne perplesso
"Leo dice che la nostra è la prima generazione da secoli che non potrà offrire ai propri figli un tenore superiore a quello offerto a lei dai genitori." Fra le intuizioni sulla società contemporanea cui Marco Bosonetto riesce a dare forma narrativa in "Morte di un diciottenne perplesso" c'è il disincanto di un'intera nidiata di italiani disabituati alle ristrettezze economiche, diventati adulti nell'era della precarietà professionale a vita e impegnati a districarsi tra affitti esosi, coppie a ruoli invertiti e idiosincrasie sentimentali. E' il caso di racconti divertenti e amari come "Caro Simone" e "Traslochi", mentre in "Alabarda spaziale" si prendono di mira i trentenni impantanati nella nostalgia dei telefilm e dei cartoon giapponesi della loro infanzia, e in "Spiagge di linoleum" viene rappresentata l'ordalia kafkiana di un mega-concorso pubblico per insegnanti. Nel racconto lungo che dà il titolo alla raccolta, ispirato ai fatti del G8 a Genova, si mette in scena il doppio destino di un ragazzo diviso tra l'impegno sociale e l'"oscuro piacere dell'orda" in uniforme. Un adolescente normale, "convinto che un oppressore abbia sempre torto ma non che un oppresso abbia sempre ragione" eppure costretto a schierarsi da un mondo che procede per semplificazioni ideologiche. Incanta nella scrittura di Bosonetto la capacità di farsi sguardo dell'istante e della memoria, il realismo rigoroso e al tempo stesso quasi astratto. Nelle sue storie di un'Italia in crisi d'identità, di figli di operai superstiti o di giovani intellettuali proletarizzati, si respira un'ironia non consolatoria e s'incontrano perso raggi con cui è difficile non identificarsi. In fondo saper captare la segreta, condivisa e frammentaria inquietudine di un'epoca per trasformarla in materia romanzesca è la magia della vera letteratura, e questo conferma Bosonetto come una delle voci più perspicaci e attente della narrativa italiana di oggi.
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