Apocalisse Saddam. La vera storia della guerra di Bush (L')
Questo libro è la storia di un dittatore feroce, ma anche la storia di un pezzo del nostro mondo dal quale dipende il futuro del pianeta. Ed è anche la storia di un progetto ambizioso, il sogno di un Risorgimento arabo sulle lontane radici del nazionalismo nasseriano. Il presidente americano Gorge W. Bush sospetta che Saddam Hussein, il dittatore iracheno, possieda armi di distruzione di massa, gas nervini, il sarin, tossine di botulino, il virus del vaiolo. Saddam i gas li ha già usati, contro i curdi e contro gli iraniani. Ma li ha usati con l'assistenza degli Usa. Gli Usa che oggi lo accusano di voler distruggere il mondo. La politica non si dà l'obbligo della coerenza, in nessuna parte del mondo. Ma la 'guerra preventiva' che Bush ha lanciato contro Saddam Hussein pare mossa da altre ragioni, che non siano soltanto la pericolosità del dittatore iracheno. La ferocia di Saddam, la sua crudeltà sistematica, fanno del regime instaurato a Baghdad ventitré anni fa uno dei peggiori al mondo. Il grande ayatollah Bakr Al-Sadr dovette assistere allo stupro e all'uccisione della sorella, poi gli bruciarono la barba, gli piantarono dei chiodi in testa, e alla fine lo ammazzarono. Il corpo dei nemici di Saddam, torturati, uccisi, viene restituito alle famiglie, perché si sappia, perché quella ferocia sia conosciuta e diffonda il terrore. Tutti hanno paura di tutti, un quarto della popolazione irachena è nel registro degl'informatori del Mukhabarat, la polizia politica del regime. La 'guerra preventiva' che il presidente Bush ha lanciato contro Saddam Hussein mette assieme la battaglia contro il terrorismo, il controllo delle riserve petrolifere, la sperimentazione di nuove armi, anche un messaggio di potenza rivolto al pianeta. L''unilateralismo', che da sempre è una forte tentazione dell''isola americana', oggi si confronta con il desiderio del mondo di trovare un equilibrio nuovo dopo la destabilizzazione provocata dell'implosione del comunismo. Le Nazioni Unite sono inceppate, l'Unione Europea latita drammaticamente; le difficoltà dei sistemi politici di rispondere alla crisi delle democrazie rischiano di trovare una brutta uscita nella militarizzazione del dibattito internazionale. In queste pagine si raccontano i piani segreti della guerra e al crisi del nostro tempo, ma si disegna anche una lettura problematica dei messaggi della politica. La guerra ha bisogno del consenso; e il consenso spesso si fabbrica.
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