Contro il Brasile
Mainardi e il Brasile, come dire l'amore critico di un figlio lontano per la sua terra, come dire uno scrittore acuto e di talento alle prese con i vizi e le goffaggini di un grande Paese che cresce poco e male. "Contro il Brasile", il lavoro più 'sentito' di Diogo Mainardi, è costruito sugli schemi classici di una pièce teatrale: dialoghi serrati, ritmati e scoppiettanti, fonti inesauribili di effetti comici. Il protagonista Pimenta Bueno è un antinazionalista cronico, insoddisfatto e indolente. Chiuso nella sua borghese dimora, si improvvisa poeta e compone endecasillabi contro la patria, fino a che i materiali letterari e l'ispirazione cominciano a scarseggiare; il 'poeta' allora abbandona il suo esilio dorato e si lancia in una serie di imprese scellerate e improbabili. Dopo aver rischiato un rogo e una pericolosissima strage cittadina, P. Bueno fugge verso il cuore verde intricato del Paese, la Foresta Amazzonica, e nella ricerca della sua anima selvaggia ripercorre lo stesso itinerario compiuto da Levi Strauss negli anni Trenta. Cerca di indurre degli indios a regredire alla loro perduta essenza, rinunciando a vestiti, sussidi governativi e abitazioni. Ma il fallimento della sua goffa impresa e il timore di feroci rappresaglie lo costringeranno a una nuova fuga e a un nuovo e diverso distacco... Amato e odiato per i suoi pezzi di costume e satira su "Veja" (settimanale di attualità e cultura brasiliano) e per il memorabile attacco frontale all'ipocrisia della squadra di buoni e probi atleti di Cristo, campioni del mondo di calcio nel 2002, Mainardi ha trovato la formula di un romanzo 'universale', in grado di svelare le menzogne di tutti i nazionalismi e di trascinarci nel mondo lirico e magico della più grande foresta del mondo. Insieme a Clarice Lispector, una delle voci più intense della sua terra.
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