Qualcosa che brucia
"Giorni crudeli, inattesi, laceranti come tradimenti avevano fatto della mia città, Venezia, un luogo ostile e da fuggire": così, da lontano, il giovane protagonista di "Qualcosa che brucia" inizia a narrare il suo romanzo di formazione nell'Italia di questi anni. E' un''educazione sentimentale' che matura tra isole sconosciute e selvagge e poveri rioni, tra splendori ammirati nel mondo e fosche, spettrali periferie industriali. L'amicizia e l'amore di cui parlano queste pagine, intrise di tenerezza quanto prive di sentimentalismi, si scontrano con una realtà degradata, inquinata, svuotata di senso, violenta sugli uomini e sulla natura. In questo paesaggio spesso duro e desolato, ma a volte ancora solare e magico, il lettore incontra personaggi vivissimi, capaci di slanci e generosità, di bassezze e crudeltà: gli sarà difficile non affezionarvisi, o non restarne colpito. Mai, comunque, la narrazione cede a un cinismo facile, essendo mossa piuttosto da una disperata pietà. Al culmine della parabola narrativa un'accusa terribile colpirà il protagonista, costringendolo ad abbandonare i luoghi dell'adolescenza: "Questa non è più la mia guerra - ho deciso - e non sarà nemmeno la mia pace." (Grazia Cherchi)
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