Ospitalità. Le riflessioni di uno dei massimi filosofi contemporanei sulle società multietniche (L')
Assistendo a un seminario di Jacques Derrida sull'ospitalità, Anne Dufourmantelle, curatrice di questo importante saggio, ha l'idea di interrogare il massimo filosofo francese sull'argomento: sull'ospitalità, dunque, ma anche sull'ostilità, dell'altro, dello straniero che invade e occupa il territorio sentito come privato. Ponendosi come soggetto al quale l'esistenza dell'alterità impedisce di chiudersi attorno alla propria quiete, Derrida medita confidenzialmente sulle denunce, le urgenze e le sofferenze del nostro tempo e ne fa racconto filosofico, tentando di disegnare i contorni di una geografia della prossimitá. Dal mendico e cieco Edipo a Colono, da Antigone straniera in casa propria ai funerali di Mitterrand e alla televisione, dalle riflessioni sulla memoria, l'esilio e il confine alla denuncia della collusione tra ospitalità intesa in senso tradizionale e potere fino al problema dell'Europa alle prese con le migrazioni, tappa ultima di questo percorso dialogico non facile, ma denso e interessante, e capace soprattutto di giungere al fondo delle questioni, il saggio affronta un tema che costituisce oggi uno dei problemi cruciali della società e della coscienza europea. In tempi remoti all'ospite venivano offerti doni preziosi, come, per esempio, il sacrificio della propria concubina. Sapremo oggi, si domanda ironicamente il filosofo, interpretare la metafora in modo adeguato? Che cosa offriamo ai nostri ospiti, o loro a noi, per salvaguardare un'integrità che di scambi si nutre?
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