Buio divora la strada (Il)
Alex ha vent'anni, una madre giovane e bella, un padre creduto morto da tempo. Una notte, una telefonata anonima scuote le certezze del ragazzo: forse suo padre è vivo. La voce gli dà un nome, un indizio da cui Alex parte per una sorta di terribile caccia al tesoro, che d'ora in poi assorbe le sue giornate. Incontra l'uomo indicato dalla telefonata, poi altri. Ciascuno dei suoi interlocutori gli rivela qualcosa del padre e gli dà una traccia in più per continuare la ricerca. Con il ritmo incalzante di un thriller, il cammino di Alex si immerge sempre più in un buio minaccioso, costellato di morti enigmatiche e dominato dalla figura inquietante dell'uomo che lui cerca e di cui sta ricostruendo, con sgomento crescente, la personalità. Ma questo viaggio iniziatico dentro una Milano labirintica e visionaria, destinato a un finale da tragedia elisabettiana, è anche addolcito da squarci lirici e tenerezze inattese. Nel 1991 questo romanzo segnò l'esordio di uno scrittore che insieme a coetanei come Lucarelli, Pinketts, Fois e altri avrebbe rinnovato profondamente il noir italiano, spezzando le barriere del genere e facendone uno strumento duttile e raffinato, in grado di esplorare tutte le inquietudini generazionali quanto le voragini dell'Io, tanto la realtà sociale che cambia quanto le paure e i desideri immutabili che ci visitano. A distanza di oltre dieci anni l'autore ha sentito il bisogno di riscriverlo interamente, nel rispetto della sorprendente struttura narrativa che era ed è la forza del libro, per catturare con un nuovo linguaggio nuove tensioni.