Pizzu ('U). L'Italia del racket e dell'usura
Questo libro non è solo un saggio divulgativo, ma un'opera che scuote le coscienze. Del saggio ha l'accuratezza di un'analisi storico-politica, ma non la pesantezza della prosa che anzi avvince con il ritmo di un romanzo di azione e giochi di potere. Una storia di storie, vere e drammatiche, sofferenze di persone che hanno subito tragedie familiari e imprenditoriali, che sono state costrette a cambiare vita per la loro scelta di opporsi al pizzo, o alla più strisciante piaga dell'usura. Tragedie, sì, perché il racket è l'umiliazione formale e territoriale dello Stato di diritto, un anti-stato che impone le sue tasse e le sue logiche, aiutato paradossalmente dalle sue stesse vittime, che scontano l'atavica sfiducia in uno Stato spesso assente e un retaggio culturale nutrito di ricatto e paura. "'U Pizzu" però è anche il racconto di un decennio di rivolta e successi: a partire dalla stagione densa di rabbia civile seguita all'uccisione di Libero Grassi, Falcone e Borsellino; l'esplosione di entusiasmo dopo il processo alla mafia del pizzo di Capo d'Orlando, da cui è fiorito un vasto movimento associativo; e sullo sfondo la vincente risposta dello Stato che ha portato all'approvazione della legge contro il racket, l'istituzione del Fondo di solidarietà per risarcire chi denuncia e si oppone, fino alla creazione della figura fondamentale del Commissario antiracket. Ma soprattutto è il racconto della tessitura instancabile operata da Tano Grasso sul territorio, per costruire una rete di solidarietà fra i singoli e le associazioni, sempre più numerose, e fra queste e le istituzioni, sempre più sensibili; un lavoro di coordinamento e monitoraggio per studiare difese immunitarie aggiornate e più efficaci contro il virus mafioso che non muore ma muta forma. Dieci anni non scevri di ostacoli e incomprensioni politiche sfociate nel defenestramento dello stesso Grasso nell'autunno 2001, con grave danno per tutto il movimento antiracket. Ma la lotta procede silenziosa nelle piazze, più che nel palazzo, perché contro pizzo e usura non bastano le leggi ma servono rivoluzioni culturali. Se una lezione ci hanno lasciato le tante vittime, è che prima della politica e dei giudici deve muoversi la società civile, la cui forza è nelle coscienze coese, vigili, non più succubi ma armate della propria indignazione. Ecco lo scopo e il messaggio del libro: una speranza da alimentare, certo, ma anche una realtà in atto in gran parte del Paese, un fenomeno su cui opinione pubblica e Stato non devono distogliere l'attenzione e del quale queste pagine ci offrono la più alta testimonianza.