Mia vita rovinata dal Manchester United (La)
Nascere nel ghetto ebreo ortodosso di Manchester e tifare per gli azzurri del City sono entrambi frammenti di una non scelta coraggiosa. Una scelta di campo definitiva nell' Inghilterra conservatrice dei primi anni Sessanta. Colin Shindler sa cosa significa appartenere a una minoranza, e il racconto divertente e amaro della sua infanzia, dell'adolescenza e dell'età adulta sempre scandite dalle vittorie del Manchester United dimosta quale ruolo centrale e cetartico possa avere lo sport per chi lotta per trovare un posto nel mondo degli adulti. Una squadra come nemico, le sue vittorie come detonatore di una furia ironica (che spesso ha per bersaglio il potere economico e l'arroganza di un avversario imbattibile) e autoironica (il fascino eterno del perdente), ma anche momenti di profonda passione erispetto. Sentimenti affinati dalla assidua frequentazione di quell'icomprensibile sport che resta il crichet. Ma, nel tracciato dei migliori narratori delle isole, Shindler scrive di sport per parlarci d'altro. Il calcio come metafora della vita e dell'emarginazione, un'autobiografia che attraversa una strana e dura storia familiare, cozza contro personalità originali e percolose e affronta senza paura i pericoli nascosti del sentirsi diverso. Per nascita o per scelta.