Contributo alla teoria del bacio

Contributo alla teoria del bacio

Ecco una bocca. I molari con le otturazioni, la lingua con le papille violacee o biancastre, la saliva che la bagna, la pelle tesa delle labbra che ricordano due pigri lumaconi. Eppure, se soltanto vi avvicinate per baciarla, avviene una trasfigurazione. Il poco appetitoso spettacolo della carne scompare. La bocca adesso è il punto in cui si concentra l'espressività del volto, come un'eco discreta del turbamento che invade gli occhi, anche se più fremente, più soave. Questa è la magia del bacio. Non è necessario essere una fanciulla o un santo, non c'è bisogno di invocare la trascendenza per sentire che, in questo semplice atto, lo spirito invade la carne... "Miracoloso, il bacio è anche del tutto banale. E meno intenso e meno sofisticato dell'abbraccio; si è contenti di baciare, ma se ne può anche fare a meno per un po' di tempo senza, per questo, avvertirne intensamente la mancanza. Ci sono baci noiosi e non riusciti, e si può vivere senza problemi con qualcuno che bacia male. Il bacio trasporta, ma mai troppo lontano dall'ordinario. La sua magia è modesta, democratica, pudica, rassicurante - e questo lo rende ancora più ambiguo. Filosofi e psicologi hanno speso tesori d'intelligenza per spiegare cosa fosse implicato nel rapporto sessuale, ma hanno avuto la tendenza a trascurare il bacio, come un suo parente povero".
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