Un giovane di campagna
Ambientato fra la fine degli anni Cinquanta e gli inizi degli anni Sessanta, questo romanzo - ormai diventato un classico - tratteggia un fenomeno preciso della storia italiana recente: la scomparsa della civiltà contadina. Il filo conduttore è costituito dal giovane Pietro che, nato e cresciuto nelle campagne del basso Lazio, studia fino a conseguire la laurea in lettere, per poi stabilirsi in città. Pietro ha vissuto giorno per giorno le radicali trasformazioni del mondo rurale, che hanno riguardato non solo l'abbandono della terra e l'introduzione di mezzi meccanici nei lavori agricoli, ma anche gli stati d'animo e la vita delle persone. E la dolorosa, poetica descrizione di uomini, giovani, vecchi, intere famiglie, costretti a lasciare le proprie case e terre per emigrare lontano. Chi rimane guarda i campi che stagione dopo stagione vanno in rovina, e presagisce per sé un simile destino di distacco. Quella raccontata non è soltanto una storia personale, ma è la storia collettiva di un paese, di una regione e forse di tutte le campagne, non solo italiane, in quel torno di anni. L'attualità del libro risiede proprio in questo: nella sua capacità di cogliere le ultime immagini di un mondo dal quale molti di noi provengono, fatto di un contatto autentico con la natura e con gli animali, di schiettezza di sentimenti, di solidarietà, di comunità più giuste e meno diseguali, di cibi genuini. Valori verso i quali - dopo decenni di logorante "modernità" - stiamo cominciando a volgere di nuovo lo sguardo.