Educazione e autorità nell'Italia moderna
A settant'anni dalla prima edizione, riproponiamo questo testo, definito un riferimento nell'ambito degli studi storico-pedagogici. Ma perché tanta e così persistente attenzione? Come spiegano nelle loro presentazioni C. Betti e F. Cambi, che ne riepilogano e discutono il messaggio e il contesto di riferimento, esso si colloca fra i classici e dunque, in una dimensione metastorica, di autentica e perenne attualità. Borghi ripercorre qui cent'anni della nostra storia politico-educativa a partire dall'Unità, con alcuni rapidi ma cruciali sguardi retrospettivi. A renderlo così speciale è l'intento che lo anima: trovare indizi e chiavi di lettura per poter comprendere a fondo le ragioni che, nel nostro Paese, hanno consentito l'instaurarsi di un regime autoritario, repressivo e cruento, per oltre vent'anni. Rifiutando la definizione crociana del fascismo come parentesi, egli riesamina con occhio sereno ma penetrante le molte proposte e forme educativo-culturali, esplicite ma anche implicite, che hanno avuto un denotato autoritario. In virtù di un'analisi finissima, pervasa da un'elevata tensione libertaria che ne costituisce il motivo-guida, vengono così discusse le correnti di pensiero e i modelli pedagogici proposti nel corso di un secolo, fino alle forme resistenziali messe in atto sottotraccia già durante il fascismo e poi nel corso del secondo conflitto mondiale. Introduzione Carmen Betti e Franco Cambi.