Presi in castagna. 50 ricette per gustare al meglio il «pane dei poveri»
Mai si è parlato così tanto di un cibo povero. Alimento per sfamare, piatto ossessivo, mangiare da gente che si doveva abituare alle asprezze della natura, la castagna è oggi oggetto di un discorso sorprendente. Alla castagna sono dedicati saggi, articoli, libri, mostre e musei. Un'attenzione ammirevole per un cibo che forse non ha mai sollecitato un pari entusiasmo in chi ogni giorno lo doveva mangiare. Piatto fortemente areale con mutazioni di. senso e certo anche di gusto, secondo una scala che declinava dalla montagna alla pianura. Negli anni '50 in una famiglia di città le castagne apparivano, tutto sommato, poche volte l'anno. La farina di castagna veniva in genere cercata, per quanto possibile, in montagna secondo una personalissima geografia di conoscenze. La farina si tramutava in castagnacci, le castagne secche, nei ricordi di un bambino, in una buffa minestra dolce nel periodo dei 'morti', insieme ai ballotti sgusciati nel dopocena, dopo le preghiere, e mangiati ancora caldi.
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