Il verbale
Scritto durante gli anni dell'emigrazione in Francia, ma pubblicato solo nel 1964, il volume è il primo grande romanzo di Albert Drach. Sorpreso a vagabondare sotto un susino, l'ebreo "chassid" Schmul Leib Zwetschkenbaum, che di quell'albero porta il nome, viene accusato di aver rubato dalla pianta alcuni frutti e finisce nella macchina impersonale della giustizia austriaca durante e dopo la prima guerra mondiale, passando per carceri, manicomi e altri inferni della modernità. Come nella più grande letteratura ebraica, la fuga dallo "shtetl" e l'"ingresso nella storia" coincidono con una minaccia dell'individuo, esposto ai rischi di una corruzione della sua integrità morale e a un annientamento da parte delle istituzioni sociali.
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