«Falsità delle confessioni». Quasi un'autobiografia

«Falsità delle confessioni». Quasi un'autobiografia

Il culto dei ricordi vissuti e la meditazione sul significato della memoria sono nell'opera di Piovene temi ricorrenti, quasi ossessivi: "Ricordare è un dovere, e vi è un rimorso del ricordo omesso o tradito". Non a caso si autodefinisce, nella Coda di paglia, "uno scrittore di memoria" e, nelle Furie, "un visionario di cose vere". Dunque, cultore dei ricordi, sì, ma refrattario allo stesso tempo a ricostruire con precisione le molte vicende della sua vita: "Vedo la falsità di tutte le biografie e autobiografie, vere ed immaginarie, di tutto ciò che si racconta in base a una gerarchia di valori che è soltanto un arbitrio". Ecco spiegati titolo e sottotitolo del presente volume. La maggior parte degli scritti qui proposti (sedici su venti) è uscita sul quotidiano "La Stampa", tra il '54 e il '63. Il 'montaggio' e la scansione cronologica riflettono le simpatie e le idiosincrasie del curatore. Non hanno alcuna pretesa di completezza, anche se suggeriscono un percorso esistenziale. E toccano registri vari, come varia è stata la vicenda umana del loro autore. Si alternano quindi pagine più intime con altre più 'pubbliche', pagine più narrative o più saggistiche, più dettagliate o più impalpabili, più calme o più scattanti. Si tratta comunque sempre di scritti brevi, unificati - oltre che dall'io del protagonista - dallo stile: sempre naturalmente morbido ed elegante, anche quando gli argomenti affrontati siano drammatici o scabrosi.
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