Modigliani, mio padre

Modigliani, mio padre

«Paulette Jourdain, che era allora una bambina, si ricorda che, la notte in cui Modigliani morì all'ospedale, Zborowski non volle che Jeanne, la sua compagna, dormisse nello studio della Grande Chaumière. Paulette l'accompagnò in un piccolo albergo della rue de Seine. L'indomani Jeanne andò all'ospedale per rivedere Amedeo. Il padre, silenzioso e ostile, eppure profondamente fedele, l'accompagnò. Rimase sulla soglia, mentre Jeanne si avvicinava al cadavere. "Non lo baciò, ma lo guardò a lungo, senza dir nulla, come se i suoi occhi si appagassero della sua disgrazia. Si ritirò camminando a ritroso, fino alla porta. Conservava il ricordo del viso del morto quando la incontrammo, e si sforzava di non vedere nient'altro". L'indomani, all'alba, Jeanne Hébuterne si gettò dal quinto piano. "Sembrava un angiolo" disse Foujita. I funerali di Modigliani furono imponenti. Tutta Parigi era al Père-Lachaise. Quanti fiori! Poiché si usciva dalla guerra non si voleva avere l'aria triste, si aveva l'abitudine alla morte. Modigliani era un altro eroe che si era perduto per lasciarci della bellezza».
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