Pensieri sull'arte
Su quaderni disordinati, su minute di lettere d'affari, tra conti della spesa, tra carte senza importanza disperse in mezzo ad altre carte, Jean-Auguste-Dominique Ingres (1780-1867) ha lasciato una delle opere di poetica più significative del mondo moderno: i suoi pensieri sull'arte. Fu un suo allievo, Henri Delaborde, a raccogliere, nel 1870, i pensieri lasciati dal maestro. Da fonti diverse, eppure singolarmente coerenti, nasce dunque una riflessione sull'arte che ha in egual misura il senso dell'eternità e il sentimento della vita, l'eco del linguaggio confidenziale e la vocazione all'assoluto. Non siamo di fronte a un trattato o a un'opera sistematica, ma ad aforismi che catturano un'intuizione improvvisa, anche se lungamente cercata; a una serie di riflessioni sulla pittura svolte tra gli allievi, girando tra i cavalletti, spiegando davanti al modello, correggendo i lavori. E tuttavia poche pagine sono percorse come queste da una tensione metafisica: Ingres non parla dell'arte del suo tempo, ma dell'arte senza tempo e senza aggettivi, dell'arte che è 'eterna e unica', come unica ed eterna è la bellezza della natura.
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