Anni della decisione
Pubblicato nel 1933, quindici anni dopo "Il tramonto dell'Occidente", "Anni della decisione" è lo scritto più disincantato e "lucido" di Oswald Spengler. Veemente contro i luoghi comuni della pubblica opinione, di quello che oggi potremmo chiamare il "politicamente corretto", "Anni della decisione" sa cogliere, con una acutezza maggiore dello stesso "Tramonto", i fenomeni della civiltà in declino, i suoi caratteri ed elementi essenziali: atomizzazione della vita, sradicamento del soggetto umano, culto della moda, dello sport e del tempo libero, dominio della fandonia mediatica, emergenza della partitocrazia e delle sue propaggini sindacali. Vi è uno scarto tra la verità e il potere, soprattutto laddove il potere dipinge se stesso come verità, travestendosi da pensiero critico, tanto "a destra" quanto "a sinistra". "Destra" e "Sinistra", ci dice Spengler, in realtà manifestano una identità di fondo: né più né meno che forme del potere stesso. Oggi, "Anni della decisione" può essere letto al di fuori delle maglie del suo impianto ideologico di più stretta appartenenza, del suo gergo. Non incarnando i contenuti immediati della nostra ideologia di moderni membri della società, il testo di Spengler ci permette di rapportarci ad un oltre essenziale rispetto alla presunta ovvietà di quel credo di matrice illuminista che sta al fondo del potere dominante e dei suoi travestimenti.
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