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Gli ingredienti del romanzo di successo ci sono tutti: il gotico, l'horror più genuino, il soprannaturale onirico, il thriller. Troppa carne al fuoco, potrebbe obiettare qualcuno, invece Matteucci sa dosare gli ingredienti con dovizia, grazie ad un'ottima padronanza di tecniche quali il flash-back e la suspence. Il risultato è avvincente, il libro tiene avvinghiato il lettore fino all'ultima pagina, a patto che il lettore stesso riesca a digerire e metabolizzare alcune scene un po' truculente che, a onor del vero, hanno sempre una giustificazione nell'insieme dell'opera. La storia, non certo semplice, vede un giovane coinvolto in una serie di omicidi legati da un medesimo filo conduttore, ovvero la volontà del Salvatore, misteriosa figura che sembra guidare ogni azione del protagonista. I morti abbondano e la violenza fisica nasconde violenze ben più grandi, perpetuate anche dove dovrebbe regnare la purezza più limpida. Questo per quanto riguarda la fabula, ma è lo stile di Matteucci la vera marcia in più del libro. Con un'abilità magistrale fa compiere a chi legge salti mortali dal presente al passato e viceversa, in modo che ogni evento abbia alla fine una spiegazione, ma senza ricorrere al colpo di scena finale che ribalta tutto quanto detto prima, stratagemma in verità un po' abusato al giorno d'oggi. Piuttosto, l'autore svela a mano a mano qualche particolare che ci aiuta a comprendere meglio il tutto, e in questa maniera giungiamo alla fine del libro ancora con l'attenzione iniziale, ma anche rilassati dallo svelamento graduale dei misteri. A ciò si aggiunge un ulteriore artificio, ovvero il narrare in prima e terza persona con un'alternanza funzionale allo sviluppo del romanzo, e anche questo accorgimento contribuisce a rendere il lettore partecipe della vicenda. Insomma, un bel libro che meriterebbe un posto nelle librerie di tutti gli appassionati di horror e thriller, ma anche di chi, in barba alle teorie sui generi, ama solo e semplicemente la buona scrittura.
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