Le finestre sul cortile. Frammenti d'Italia in 49 racconti
Non a caso, ad affacciarsi alle finestre che in questo libro si spalancano, il più delle volte si torna bambini o adolescenti, anche quando non si guarda ma si è soltanto guardati, come se la finestra fosse un'icona bizantina. Non è un caso, perché tutte le finestre moderne derivano da un unico prototipo, dal finestrino che a Firenze, sotto il Portico degli Innocenti, all'inizio del '400, Pippo Brunelleschi costruì per stabilire il primo solido punto di fuga della prospettiva lineare, del micidiale ordigno in virtù del quale nel corso di cinque-sei secoli la faccia della Terra ha assunto la propria veste spaziale. E cui finora soltanto due cose hanno resistito: le aureole dei santi e le orecchie di Topolino, impossibili a rappresentarsi prospetticamente, pena la loro sparizione. Come per primo s'accorse Leon Battista Alberti, guardare in prospettiva il mondo vuol dire mettersi alla finestra - da cui il popolare detto che la vita altro non sia che un momento, quello che appunto corrisponde all'atto dell'affacciarsi. Ma come ancora prima s'avvede il Brunelleschi, guardare in prospettiva il mondo significa trasformarne la natura, e proprio ad avviare tale trasformazione serviva la finestrella sotto il portico: la cui funzione, che mantenne per più di quattro secoli, era quella di accogliere i bambini appena nati che i genitori non potevano o volevano tenere. Varcato il piccolo davanzale e inghiottiti da quel punto dietro il quale all'Alberti pareva a ragione di scorgere il vuoto infinito, gli esserini acquistavano, da anonime creature biologiche che entrando erano, un nome e una funzione. Tornavano a nascere, e proprio con tale rinascita inizia il Rinascimento. Perciò ancora oggi ogni volta che guardiamo fuori, ci aspettiamo che il mondo sia cambiato, o immaginiamo che si sia noi stessi a mutare. Attraverso il davanzale non passano più corpi, ma soltanto sguardi e pensieri, eppure la logica resta quella che con la prospettiva fiorentina s'inaugura: la logica del virtuale, che è quel che si oppone non al reale ma semplicemente all'esistente, al presente. E di qua e di là dalla finestra cerchiamo così quell'innocenza che non c'è più. (Franco Farinelli)