La Chiesa in trincea. I preti nella grande guerra
Due domande hanno tormentato la Chiesa nella Prima Guerra mondiale: cosa accade se la Chiesa, così impegnata a combattere la modernità, ne accoglie invece acriticamente uno dei tratti più peculiari, cioè il nazionalismo? Cosa succede se proprio coloro che hanno ricevuto una formazione antimodernista, i preti, finiscono in trincea al fianco di giovani coetanei in armi? Sposando l'idea moderna di Stato nazionale, i cattolici appoggiano l'uso delle armi con tutte le sue contraddizioni. Il fallimento del teorema della "guerra giusta" in favore dell'"inutile strage" è il caso emblematico di un problema aperto. La crisi dei preti reduci, che hanno vissuto la guerra in trincea, colpisce centinaia di ecclesiastici, molti dei quali abbandonano il seminario, la vita religiosa o il sacerdozio, testimoniando le trasformazioni operate dalla guerra sul modo di essere prete e sulla relazione con il mondo. Si scopre così che nell'"inutile strage" si è "consumato il divorzio" tra la Chiesa e la guerra e si sono "celebrate le nozze" della Chiesa con il mondo, nel senso evangelico di luogo non da condannare ma da amare. Oggi, nel centenario del conflitto, papa Francesco ha ammonito che l'anniversario è da annoverare tra le giornate di lutto: perché "tutto si perde con la guerra e nulla si perde con la pace".