Viva V.E.R.DI.

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II Trattato sui moriscos di Spagna è un testo scritto nel 1606, cioè pochi anni prima dell'espulsione della minoranza morisca, già costretta durante il XVI secolo alla conversione al cristianesimo. L'opera, rimasta manoscritta, è profondamente in contrasto con la decisione, poi adottata dalla Corona tra il 1609 ed il 1614, di espellere i moriscos e in evidente divergenza dalle pulsioni della copiosa letteratura apologetica che cercherà di giustificare la scelta del re Filippo III. Anche in questo discorso, come in altri scritti dell'autore, la ricerca erudita, filologica e storica va unita a un atteggiamento di distaccato scetticismo. L'opuscolo nasce da un bisogno di riforma della monarchia spagnola, dal problema sempre più acuto della povertà e della distribuzione della ricchezza, dal tema della giustizia, dal tentativo di conciliare, in un dialogo spesso intrigante e disatteso, le diverse culture della Spagna del tempo. I moriscos sono l'altro rispetto agli spagnoli, ma l'altro sul quale si proietta la costruzione della Spagna del tempo, la sua renovatio.
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