Maybe in Sarayevo
L'opera rilegge, attraverso lo sguardo fotografico di Gea Casolaro e i tre saggi di M. Canevacci, V. Gravano, e G. Scardi, la Sarajevo luogo comune dell'immaginario orrifico europeo e la ripropone come città finalmente visibile e inaspettata, moderna, dinamica, multiforme, una città viva e non la Sarajevo devastata dalle bombe. Sarajevo non più invisibile buco nero dell'Europa, ma nuovo luogo comune che continua a produrre la sua storia multietnica.
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