Corre voce
Corre voce: Questo libro di Silvio Ramat si pone come una sorta di diario in versi di un percorso che va dall'inizio del nuovo secolo ai giorni recenti e presenta il carattere di una generosità affabile e di un'invidiabile freschezza, con effetto ancora più sorprendente, poiché si tratta del lavoro di un poeta non proprio giovane e attivo da diversi decenni. Ramat stesso definisce questo "Corre voce" «un documento» scritto «su quella che più non si vende / cartavelina», ma in realtà il suo testo è inciso, pur senza enfasi, su una materia robusta. Il suo esprimere una problematica fiducia nell'esserci si concretizza in maniera affabile e garbata, limpida, ironica, in un gioco di elegante understatement che riesce a coinvolgere gli amori di una vita e i grandi poeti, le città, il condominio anche, un proprio giocoso autoritratto o i grandi romanzi. E ancora, il senso dell'infanzia, il pensiero della morte e delle proprie insolvenze in un bilancio provvisorio, che ci viene offerto con la noncuranza superiore di chi ha vissuto molte esperienze senza smarrire mai la curiosità e la vitale disposizione alla meraviglia.
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