Mosche, bottiglie e alcuni inasprimenti. Interpretazione, credenza, razionalità nella filosofia contemporanea
Chi sono le mosche di cui il libro parla? La risposta è semplice: noi. Siamo noi gli animali ronzanti nelle infinite bottiglie biologiche, storiche e sociali che, mentre ci imprigionano, ci fanno anche durare. Sapremo passare dal collo stretto delle bottiglie e volar via in libertà? Inganneremmo noi stessi se lo credessimo possibile. Gli esseri umani non godono di una libertà assoluta. Vi sono però molte bottiglie tra le cui pareti possono tentare un'emancipazione che permetta loro di non soffocare. Questo libro si muove appunto nella dimensione di quella libertà relativa per illustrare la quale Sartre diceva che "non è importante ciò che gli altri hanno fatto di te, ma ciò che tu fai a ciò che gli altri hanno fatto di te". Con gli occhi a questo limite il libro pattuglia le pareti dell'infrangibile bottiglia costituita dalla dimensione comunicativa del linguaggio, quella da cui non è lecito volar via senza smettere di "esistere". In un senso non banale del termine, si potrebbe infatti dire che nulla di significativo esiste per gli umani se non viene comunicato. Da ciò che crediamo a ciò che sappiamo, dall'obiettività della scienza alla discussione sulle scelte morali e politiche, non c'è fatto o deliberazione che riguardi la nostra vita individuale e collettiva che non si dispieghi nelle parole che pensiamo e pronunciamo. Che cosa si rivela nel fatto che quanti ci ascoltano e interloquiscono con noi in genere le intendono? E perché potrebbero invece non intenderle? Sono iscritte nella natura le leggi che governano il fenomeno della comprensione umana? E infine: che cosa significa dire che gli esseri umani sono esseri semantici? Il libro guida il lettore nelle strade intricate che la filosofia, la psicologia e la scienza aprono davanti a tali quesiti e lo fa con la massima attenzione a non dare nulla per scontato.
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