Entusiasmo e visione. Il platonismo estetico del giovane Schelling
Platone e il mito stanno all'inizio della filosofia schellinghiana. Attraverso la lettura dei manoscritti e del commentario al "Timeo" dedicati allo studio di Platone, si intravedono le radici più profonde del pensiero schellinghiano. Il giovane filosofo non è, però, un lettore fedele alla pagina di Platone: in questa fase di formazione, il ruolo dominante è giocato dal 'metodo', che opera sotto l'egida della comparazione e dell'intreccio tra autori e contesti più diversi. In un confronto vivo e diretto, Schelling fa interagire l'idealismo antico con la filosofia moderna, mette in parallelo le problematiche teologiche e quelle gnoseologico-estetiche, ricomponendo in un unico quadro le diverse declinazioni di uno stesso concetto, il profeta, il poeta, l'ispirato, il genio. Radice comune ne è la capacità di realizzare la 'Versinnlichung', l'estetizzazione di una dimensione tanto inaccessibile quanto collocata ai limiti della razionalità. Questo saggio ha l'intento di esplorare come Schelling, nella prima fase di delineazione della propria filosofia, abbia saputo mantenersi sul crinale tra visione e visionarietà nel versante della ragione e scampare la possibile accusa di 'Schwärmerei' che colpì invece le filosofie del sentimento e dell'immediatezza in circolazione negli stessi anni.
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