Ritratti di signore. Autorappresentazioni di donne romane di ceto alto tra continuità e mutamento
Trentadue donne dell'aristocrazia romana, in queste pagine, aprono le porte dei propri salotti e si raccontano: descrivono la parabola personale e familiare, il percorso educativo, le esperienze dell'infanzia, dell'adolescenza e della giovinezza privilegiata. Ne emerge un quadro inedito sulla percezione, mediata e ovattata dall'isolamento di classe, di un mondo in rapido e radicale mutamento. A parte poche eccezioni, le loro voci raccontano gli eventi politici cruciali di quegli anni- il Sessantotto, i movimenti femministi, i referendum sul divorzio e sull'aborto- con un certo distacco, quasi a preservare, intatto, il nucleo più profondo e autentico dei valori condivisi dalla classe cui appartengono."Nessuno ci ha mai spiegato che ci saremmo trovate proiettate in un mondo totalmente diverso, dove i tempi sarebbero stati estremamente accelerati, dove sarebbero scomparse le suddivisioni sociali che avevamo interiorizzato, dove della grazia, della signorilità non sarebbe importato un granché a nessuno. Dove a noi sarebbe stato certamente più utile essere preparate a muoverci in ambienti permeati di aggressività, caratterizzati dal carrierismo. Nessuno ci aveva mai detto nulla del genere: non era, del resto, assolutamente previsto." (Dall'Introduzione di Maria Immacolata Macioti)