Il modello lombardo: interpretazioni e aspettative. Rapporto Censis sulla struttura socio-economica e le specificità della Lombardia
Il successo del 'modello lombardo', un sistema imprenditoriale vitale e articolato sul territorio, ha varcato i confini nazionali, diventando oggetto di studio di economisti anglosassoni e suscitando l'ammirazione della presidenza americana. Esso rappresenta una realtà regionale di piccole e medie imprese, attive in un tessuto sociale che ha visto grandi cambiamenti, influenzati da rapide innovazioni tecnologiche e forti flussi migratori, in passato interni e ora anche internazionali. La sua efficienza pone la Lombardia ai primi posti fra le regioni più evolute del mondo industriale. I mutamenti di una società complessa come quella della nostra regione richiedono di essere governati da nuove regole e competenze, per cui è necessario un diverso assetto dei poteri locali, secondo le attese e gli orientamenti forniti dalle 'classi dirigenti' su argomenti quali lo sviluppo, le politiche sociali di 'welfare', di immigrazione e di sicurezza, gli squilibri territoriali, la flessibilità del lavoro, che possono essere elementi di rafforzamento o indebolimento del 'modello lombardo' stesso. L'istituzione regionale è chiamata a interpretare due precise esigenze che emergono dalle dinamiche sociali in atto: un 'regionalismo differenziato', in tema di federalismo e rapporti interistituzionali, e un ruolo della Regione come soggetto di raccordo delle istanze territoriali in tema di decentramento di competenze e funzioni, demandate dalla Regione stessa agli enti locali. La Lombardia è la regione che insieme ad altre, ma più di altre, ha lottato per affermare il diritto ad avere più competenze e più poteri. I cittadini lombardi in svariate occasioni hanno esplicitamente dimostrato di ritenere importante e opportuno un profondo cambiamento della struttura dei poteri nel nostro Paese. (Dalla Presentazione)
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