Dilemmi del welfare. Politiche assistenziali e comunicazione pubblica
Di chi sia giusto occuparsi, quali sono le categorie che possono ricorrere all'aiuto pubblico e come si modificano nel tempo, se tale aiuto è concesso in modo automatico o se è accompagnato da rigidi controlli all'accesso e dalla stigmatizzazione di chi ne fa richiesta, quanto a lungo è considerato accettabile ricorrere al sostegno pubblico, se il sostegno debba essere garantito al singolo individuo o alla famiglia di cui fa parte... La variabilità delle risposte a ognuna di queste domande comporta la definizione di differenti concezioni del welfare, e forse di più: diverse opinioni di giustizia, delle relazioni fra cittadini, in definitiva, del tipo di convivenza umana che si vuole costruire. La comunicazione che accompagna le politiche assistenziali è, allo stesso tempo, mascheramento e spia delle scelte compiute e dei meccanismi ad esse sottesi. Ed è impresa interessante analizzare, dal punto di vista dello studioso di comunicazione pubblica, ma anche di chi progetta e applica le politiche o si interroga in merito alla loro efficacia, quali siano i modelli argomentativi utilizzati. Se prevalgano, cioè, il senso comune, la spettacolarizzazione e gli stereotipi o, al contrario, un uso corretto dell'informazione e la dimostrazione razionale del percorso che conduce, a partire da obiettivi determinati e dal confronto tra gli attori coinvolti, all'utilizzazione efficace delle risorse disponibili.
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