Etiopia. L'ultimo socialismo africano. Il trasferimento forzato delle popolazioni sotto il regime di Menghistu. Una ricerca antropologica
Il trasferimento forzato di popolazioni rappresenta sempre un dramma collettivo, un momento di estrema fragilità per i gruppi sociali più a rischio, per le famiglie e per i singoli individui. Anche se le finalità per cui viene attuato possono apparire ragionevoli e plausibili - mettere in moto un nuovo sviluppo economico che porti il benessere nelle regioni più 'arretrate' -, gli effetti negativi superano di gran lunga quelli positivi. Come nel caso del 'resettlement' di popolazioni etiopiche sotto il regime di Menghistu: progetto di programmazione politico-sociale nato per combattere la carestia e, allo stesso tempo, per sconfiggere la guerriglia. Queste scelte politiche drastiche, affrettate, spesso mascherate dalle forti caratteristiche utopiche, in realtà furono all'origine delle tragiche condizioni in cui si realizzò il trasferimento di massa delle popolazioni etiopiche, che si è, in moltissimi casi, trasformato in tragedia. L'analisi della complessa società etiopica, nello specifico contesto storico e politico di quegli anni, fa da sfondo alla ricerca svolta nella valle del Beles, dove un caso emblematico di 'resettlement' è avvenuto con il supporto della cooperazione italiana. Dimostrando, tra l'altro, che la conoscenza profonda di una realtà non si limita all'analisi di puri dati economici, ma deve fare appello al contributo di chi, come l'antropologo, indaga il rapporto culturale di un popolo con la propria terra.
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