Bibliografia dell'istante-Bibliography of the instant
Di un libro di fotografie possono sconcertare le sue infinite letture possibili. L'infinita possibilità di comporre altre sonorità. Come se le immagini di un libro cercassero senza tregua, dentro di noi, la propria libertà di significare qualcosa di diverso, distinto da quello che fu pensato all'inizio. Da semplice lettrice di immagini sempre mi ritrovo a pensare all'inutile idea di tenere sottomano un dizionario, una grammatica che mi aiutino all'occasione a tradurre in modo quasi simultaneo. Ciò che si racconta in questo libro di immagini che Ferdinando Scianna ci propone, sebbene obbedisca a leggi rigorose, a schemi studiati fino allo sfinimento, a scelte precise tra montagne di immagini, non riveste maggior significato reale che il significato del pieno disordine, dell'interna libertà che per conto suo ricostruisce una memoria di inesauribile ambivalenza, some succedeva nelle antiche novelle, quando ancora non si era esaurita l'arte del raccontare e ancora si trasmettevano storie attorno al fuoco. Si tratta qui della costruzione di un libro fatto esclusivamente di citazioni, come una sorta di riassunto dei suoi libri di fotografia. Un libro che può diventare un luogo per recuperare ricordi, ravvivarli, un luogo per cercarvi una tregua... I libri di fotografia sono, per Ferdinando, fondamentali, "il posto dove devono andare a finire le immagini", come se vivesse una specie di ansia di mettere in ordine i racconti, o forse semplicemente perché nei libri, da buon lettore e ancora migliore narratore, vede un posto dove sempre si può ritornare, un posto dove invitare i suoi lettori a riscoprire i fatti, i luoghi, gli sguardi, i sottintesi. E consentire a se stesso il piacere del ricordare. Questo piacere che la fotografia permette, quando la si guarda, di essere in un posto senza esserci.
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