Riformisti senz'anima. La sinistra, il Mezzogiorno, gli errori di D'Alema
Dopo la morte di Falcone e Borsellino, dopo Tangentopoli e la caduta della vecchia classe dirigente, il sud ha vissuto una fase di rinascita, tesa alla ricostruzione morale e politica delle istituzioni e della società civile, che però non è stata sostenuta fino in fondo dal governo di centrosinistra. Era il momento opportuno per avviare una profonda riforma della politica e per investire sulle novità che stavano emergendo nella società meridionale. Invece la sinistra, e il governo D'Alema in particolare, presi da un'ossessione istituzionalistica, hanno tralasciato le questioni sociali e dimostrato scarsa fiducia nelle possibilità del sud. D'Alema, ultimo erede di un togliattismo minore, è stato il simbolo di una politica senza passione, di un riformismo senz'anima che scambia il protagonismo dei cittadini per antipolitica, e che spinge a un ritorno alla centralità dei partiti. Un riformismo debole, dice Sales, "perché, perdendo l'aggancio con la questione meridionale, diventa cieco e sordo verso il disagio sociale". E perde, perciò, anche la partita sul piano nazionale.
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