Dal buio alla luce
Lia Finzi, nata a Venezia nel 1928, a dieci anni vive le drammatiche conseguenze delle Leggi razziali del 1938: cacciata dalla scuola pubblica diventa per le sue compagne una "sporca ebrea". Il 1° dicembre 1943 giunge alle Prefetture l'ordine del Ministro dell'Interno di rinchiudere tutti gli ebrei in campi di concentramento. Lia e la sorella Alba partono con il padre per raggiungere il confine svizzero. Proprio mentre a Venezia avviene il primo rastrellamento degli ebrei raggiungono la Svizzera e Lia diventa una minore rifugiata. Tornata a Venezia dopo la guerra, deve ricostruire la vita rielaborando rotture e privazioni, progettando un futuro possibile. Insegna prima nella Scuola ebraica, e poi nella Scuola pubblica, dedicandosi contemporaneamente agli orfani di partigiani del Convitto Biancotto. Negli anni in cui si costruisce l'Italia repubblicana nata dalla Costituzione, Lia si iscrive al Pci. Qui incontra Girolamo Federici, che diventa il compagno di vita e di politica. Nel 1960, unica donna, è eletta nel Consiglio provinciale. Nel 1975 entra nella Giunta "rossa" a Venezia come assessora alla Sicurezza sociale, fino al 1985.
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