Poesie 1947-1996
«In questo orizzonte vede la luce la poesia di Parrella, i cui caratteri rispondono pienamente alle aspettative, ai progetti, alle intenzioni che animano il secondo dopoguerra. Un primo indizio si rivela nell'allegoria del paese-comunità - nucleo dell'intera produzione - che eleva la piazza a incrocio in cui radunare gli elementi festosi del carnevale e gli impeti civili della passione politica. La Basilicata che Parrella intravede e descrive è, dunque, una terra che conserva il sapore agrodolce della festa e della lotta: è una regione/palcoscenico ("Lucania teatro perso", Lucania persa), dove trionfa il comico sotto le insegne di una religione laica. Per le vie dei paesi sfilano individui mascherati ("le marionette si aggrappano a noi, I non ce la facciamo più I a cucire gli arlecchini I appesi alle monete", Lucania persa); donne giovani e anziane si lasciano corrompere dall'euforia della danza, insensata quanto malinconica perché accompagnata dal "cupo cupo", uno strumento musicale "più triste del tuono" (Cupo cupo).»
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