Cronache dalla città dei crolli
"Cronache dalla città dei crolli" è un romanzo che non assomiglia a nessun altro romanzo. Potrebbe essere cronaca sociale, sia pure disperata e 'stravolta', oppure fantascienza, oppure un incubo. Tutto avviene nell'arco di una settimana. La città che De Santis ci racconta è una città 'postuma', che ha nette le stimmate dell'apocalisse, del trionfo del degrado e dell'inciviltà. Forse è Napoli, forse no; di sicuro è la costruzione architettonica più vicina alle paure segrete degli occidentali più amareggiati. Il cemento dei palazzi di questa città è malato: si sbriciola, si sfalda. In lontananza, ogni giorno, si sentono i boati dei crolli. I palazzi non reggono più, cadono su se stessi. Quello di De Santis è un mondo in disfacimento; un mondo ultramoderno nel suo degrado eppure, per i mille volteggi misteriosi della storia, primitivo: un mondo che, dopo aver avuto tutto, ora non ha più niente, se non il deserto colmo di macerie della distruzione. Il protagonista del romanzo, Schizzo, ha diciotto anni, è orfano ed è stato adottato da Sante e da sua sorella Maria. Schizzo si muove in una città di caverne e di equilibri precari in una città di sete e di fame e, come tutti, si barcamena tra espedienti e baratti. E malgrado la città sia tutta percorsa dal bisogno e dai crolli, ugualmente essa è divisa in due: in alto c'è il quartiere ricco, intatto nei suoi privilegi, e in basso c'è il quartiere dei semivivi, delle persone divorate dal bisogno. È possibile uscire da questo paesaggio di caverne e di abbandoni? È possibile fuggire dalla 'città dei crolli'? Il lettore lo scoprirà soltanto alla fine. Intanto dovrà attraversare il linguaggio di De Santis, le sue parole tormentate che, quando escono, sono come echi calmi e disperati in una grotta disadorna.
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