Ad occhi aperti
Come tra attore e deuteragonista, tra Anna persona, con il suo procedere nel mondo, nella molteplicità di forme, accadimenti, abbagli, e Anna artefice, che opera dentro la lieve ma segnante officina ("dalla prima foglia / mi separa / la memoria del cosmo"), si sviluppa un dialogo serrato e coinvolgente. Si rappresenta un dramma che mantiene costanti un'incisività di tono e di realizzazione che non si esita a definire felici. Cosicché non si può non rimanere toccati - e vorrei dire conquistati - da questa modalità del sentire e anche del vivere (con che impeto!), da questo rimettersi in causa nel naturale potere evocativo della parola. Verbo ed esistenza scandagliati in uguale misura, senza intermediazioni, né infingimenti. Ad occhi aperti, come promette e mantiene l'ardente titolo di yourcenariana memoria. Siamo in presenza di un libro potente, compatto, con versi in chiusura non di rado folgoranti come epigrafi, ritmato in parti che ne compongono l'intima ragione d'essere, ne risolvono l'organica struttura ma non la limitano, anzi la prismano nelle molte direzioni possibili, nei suggerimenti che siamo capaci di estrarre. Cosí gli angeli di Anna Buoninsegni non sono gli eoni tra terra e cielo ma figurazioni simboliche dei nostri inganni e la cartografia dei luoghi visitati è la mappa interiore di una esplorazione, dove a volte si fa silenzio per meglio ascoltare. (dall'introduzione di Mario Luzi)
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