IPPC. La nuova autorizzazione ambientale. Lo stato di attuazione e le modalità applicative della Dir. 96/61/CE in Italia e in Europa
La Direttiva IPPC (96/61/CE) definisce un quadro di principi, criteri e disposizioni generali di cui gli Stati membri devono riferirsi nella regolamentazione del proprio sistema di autorizzazione all'esercizio di determinate categorie di impianti, sotto il profilo delle loro emissioni in atmosfera, nei corpi idrici recettori e nel suolo, avendo come finalità fondamentale quella di evitare oppure, qualora non sia possibile, ridurre tali emissioni. L'obiettivo principale nella normativa IPPC è, in estrema sintesi, la prevenzione dell'inquinamento industriale, integrata, per scongiurare il rischio di trasferimento ad altri settori, o almeno la riduzione al minimo delle emissioni inquinanti in un'ottica comunque complessiva. La nuova regolamentazione del rapporto autorizzativo ruota essenzialmente intorno ad una definizione dei valori limite di emissione fondata prevalentemente su standard tecnologici e gestionali (BAT, le "migliori tecniche disponibili"). In Italia la Direttiva IPPC è stata recepita la Direttiva IPPC con Il D.Lgs 372/99. Il recepimento in Italia si caratterizza per l'introduzione di una Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) in luogo delle diverse che presiedono alla tutela dell'ambiente. Tutti gli Stati Membri dell'Unione Europea sono soggetti al rispetto dei requisiti della Direttiva e avrebbero dovuto attuato le relative disposizioni a partire dal 30 ottobre 1999, tenuto conto che c'è un termine dell'ottobre 2007 per l'adeguamento delle autorizzazioni alle nuove prescrizioni. L'implementazione della Direttiva e l'entità dei cambiamenti che la Direttiva ha apportato ai sistemi autorizzatori nazionali, variano sensibilmente tra Stato e Stato
Momentaneamente non ordinabile