Il Vaticano e la bandiera rossa
I rapporti tra la Chiesa cattolica e i regimi comunisti rappresentano uno dei fattori chiave degli equilibri politici dall'Ottocento ad oggi. Nel XIX secolo una distanza incolmabile si venne infatti a creare tra i movimenti radicali riformatori da una parte e l'etica conservatrice cristiana dall'altra. Di conseguenza, il Vaticano fu incapace di fronteggiare adeguatamente l'emergere del marxismo. L'avvento di un papa polacco nel 1978 spinse la Chiesa a rivedere le sue posizioni, a rafforzarsi, a comprendere che la difesa della dignità umana doveva comunque essere connessa a quella della giustizia sociale ed economica. Ma oggi le sfide intellettuali e ideologiche sono altre, i riformatori radicali non credono più nella rivoluzine comunista, e la vecchia crepa tra essi e il Vaticano si sta riaprendo, con tutti i rischi che rappresenta per la Chiesa del nuovo secolo. Questo volume, scritto da un giornalista cristiano più volte premiato e da una sociologa polacca proveniente da una famiglia comunista, offre dunque nuova luce su uno degli aspetti più controversi della storia degli ultimi due secoli, con particolare attenzione al periodo post-bellico e alla figura di Karol Wojtyla, il primo papa proveniente dall'Est europeo. Ricca e accurata la raccolta delle fonti, spesso inedite, dalle quali si evince che diversi papi favorirono involontariamente, in più occasioni, l'espansione del comunismo. Il libro contiene inoltre alcuni dei primi scritti di papa Giovanni Paolo II sul marxismo e sulla posizione politica dei movimenti socialisti, nonchè una serie di testimonianze inedite sul rapporto tra la Chiesa e l'Est europeo prima della guerra, numerosi verbali segreti delle sessioni di negoziazione della Chiesa, oltre a del materiale unico sulle reazioni dei regimi all'elezione di Giovanni Paolo II e sulle misure prese per limitare la sua influenza negli anni ottanta.
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