Fuori dal coro. L'arte libera delle ideologie al tempo della contestazione
A partire dal '68 ricorre in molta parte della critica la convinzione secondo cui l’arte debba essere coinvolta nell'impegno sociale e politico. Molti artisti effettivamente hanno scelto di mettersi da quel momento al servizio, con la loro opera, delle lotte studentesche e operaie, della difesa dei diritti, della promozione dell'emenacipazione mirando alla costruzione di un nuovo mondo. Ma così non fu per tutti. Vi è stata una componente che si è sottratta alle urgenze del tempo e alle sollecitazioni esterne per reclamare l’autonomia dell’arte rispetto alla società e alla politica, riaffermando l'istanza di un'arte pura , "in quanto tale", non sussidiaria e senza ansie rivendicative. Un'arte che voleva collocarsi al di fuori del minuto quotidiano e dalle urgenze del momento, per elevarsi ad arte più intima che indaga l'uomo e il senso, verso una dimensione assoluta piuttosto che contingente. A quella che all'inizio costitutiva una sparuta minoranza è dedicato il libro, in un percorso che parte dal Sessantotto e arriva fino ai primi anni Ottanta, delineato attraverso opere, eventi e parole dei protagonisti, fra cui Alighiero Boetti, Luciano Fabro, Carla Lonzi, Luigi Ontani, Giulio Paolini, Pino Pascali, Salvo.
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