Factotum
Avventuroso e osceno, divertito e disperato, sboccato e insieme lirico, "Factotum", il romanzo che ha rivelato Bukowski al pubblico italiano, è innanzitutto e soprattutto un romanzo 'on the road', che ha fatto di uno scrittore tedesco di nascita l'acclamato continuatore di un illustre filone tipicamente americano: la letteratura di vagabondaggio, la narrativa che corre dalla strada di Jack London alla strada di Jack Kerouac, con molte e significative soste tra l'una e l'altra. Henry Chinaski, alter ego dell'autore ("l'implicazione diretta, personale, autobiografica, sincera, spietata, sfrontata è il tratto distintivo di Bukowski", ha osservato uno dei suoi primi lettori italiani, Beniamino Placido), è l'assoluto protagonista del romanzo: un factotum appunto - nel senso che passa continuamente e indifferentemente da un mestiere all'altro - che attraversa l'America vivendo alla giornata, affidandosi all'improvvisazione e al caso, pronto a seguire il primo richiamo, a cogliere la prima occasione a portata di mano, ma fedele a un destino che si trasforma quasi in uno stile di vita: i lavori cambiano (inserviente, sguattero, uomo di fatica) ma sono sempre manuali; i rapporti con l'altro sesso (l'erotismo è uno degli aspetti più evidenti del romanzo) sono piuttosto intensi ma soprattutto sono duri, sfrontati, spesso brutali; la sbornia è un rito (se possibile) quotidiano; la miseria è la vera compagna di sempre. L'esistenza di ogni giorno, in Bukowski, è sgradevole, è aspra, è disperante; e lo è ossessivamente, in modo ripetitivo. E il realismo con cui egli la rappresenta è coerentemente un realismo 'sporco', come è stato detto; lo è, anzitutto, a livello linguistico, là dove si gioca l'originalità di uno scrittore. Questo è il segno che un narratore d'eccezione ha voluto imprimere nella figura eterna e universale del picaro.
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