I giorni fragili di Arthur Rimbaud
Isabelle Rimbaud è cresciuta all'ombra del fratello maggiore, genio votato allo scandalo, da sempre in fuga dalla famiglia e dalle convenzioni sociali. E quando Arthur ritorna dopo un lungo periodo trascorso in Africa, con una gamba in cancrena a causa di una grave malattia, è lei ad accudirlo, e solo con lei il fratello sembra avere un dialogo, nonostante le incolmabili differenze che li dividono. Isabelle diventa allora la depositaria dei segreti e dei tormenti di lui: attraverso il suo diario, la donna si crea uno spazio in cui lasciare libero corso alla propria esigenza di scrittura, un vizio di famiglia avversato dalla madre. Ma anche all'esigenza di raccontare ciò che avrebbe preferito non sapere e non vuole affidare ai posteri: l'ateismo, l'omosessualità, le "turpitudini" di Arthur, il quale lascia che la sorella si appropri letteralmente di lui, almeno negli ultimi giorni della sua vita, e non si ribella a quest'ansia di possesso che cela un sentimento enigmatico, quasi indecifrabile. Attraverso la voce di Isabelle, Philippe Besson ricostruisce i drammatici momenti in cui Arthur Rimbaud si trova costretto all'immobilità, e insieme traccia un ritratto dell'uomo che sta dietro il mito. Ma il libro è anche il ritratto della sorella e di ciò che questo incontro porta alla luce: momenti di rabbia, di incomprensione profonda, di risentimento e di desiderio, che si fanno più intensi con l'avvicinarsi della fine; e con il disvelarsi di confidenze che, anche una volta soffocate, non possono lasciare Isabelle immutata.
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