Dolce libertà. Un irlandese in America
Questo è il viaggio di un grande narratore irlandese nella terra dell'abbondanza e della libertà, il resoconto scanzonato, a tratti irresistibilmente comico, di un 'flaneur' dublinese innamorato dell'America sin da ragazzino. Innamorato sì, ma con la giusta dose di disincanto, Joseph O'Connor si muove alla ricerca delle origini irlandesi del mito a stelle e strisce. E per farlo traccia il suo itinerario a partire dalle ben nove cittadine americane, di nove Stati diversi, che rispondono al nome di Dublin. Piccoli villaggi seminati nella profonda America rurale, l'altra faccia dell'America metropolitana che pure l'infaticabile viaggiatore non si fa mancare. Sono d'obbligo una tappa a Boston, la roccaforte irlandese della East Coast, e un breve soggiorno nell'amata New York, la città dove le occasioni non ti bussano alla porta: te la sfondano. E poi a Memphis, a Las Vegas, a San Francisco; motel scalcinati, concerti blues, grandi bevute sino a notte fonda con amici sempre nuovi, lunghi spostamenti sulle highway. Ogni esperienza è preziosa per accertare, o per sfatare, il contributo della piccola isola verde alla nascita della grande nazione. Perché nel pantheon degli eroi irlandesi americani non c'è solo la controversa icona di JFK, ma ci sono soprattutto i manovali che morirono nella titanica costruzione del ponte di Brooklyn. America, terra di contraddizioni e meraviglie: chi avrebbe mai sospettato che ci fossero legami fra William Butler Yeats e il rock anni Cinquanta degli Everly Brothers? E chi avrebbe mai detto che in un angolo sperduto del pianeta - per l'esattezza nell'Indiana - esistesse una Dublin dove non è dato trovare nemmeno l'ombra di un pub?