Ieri deserto regnante-Pietra scritta. Testo francese a fronte
La prima straordinaria sorpresa per il lettore di questo volume sarà l'Introduzione che ad esso ha scritto appositamente Yves Bonnefoy. Si tratta di pagine di immenso spessore e fascino intellettuale destinate senza dubbio a diventare un punto di riferimento imprescindibile per i lettori di Bonnefoy, e per i lettori italiani ed europei di poesia. Il poeta, figura capitale della letteratura francese di oggi, vi coniuga in un raro insieme una tagliente precisione analitica e un ardore inesausto di passione disegnando l'arco del suo lungo percorso. Senza concessioni scopertamente biografiche, racconta al lettore un cammino esemplare volto a superare il dominio del pensiero concettuale e l'approdo a una idea di finitudine che spinge ad apprezzare la vita e a riconoscerne la bellezza. Il lettore apprenderà che cosa pensa Bonnefoy dell''automatismo' surrealista, e come si sia man mano lasciato il deserto alle spalle arrivando alla conclusione che la poesia è speranza; vedrà profilarsi lo gnosticismo di Basilide, i miti di Orfeo e Narciso, la luce di un Graal del tutto immanente, scodella di umile metallo, in cui il poeta cerca se stesso e la poesia la propria presenza, 'cui basta un momento per risplendere'. Affrontando poi i testi poetici, i lettori verranno rapiti da un lirismo assoluto, a tratti allucinatorio ma sempre sorvegliatissimo e non so come tutto intriso delle metamorfosi degli elementi e del mistero della luce. Vi sentiranno la potenza di un Coleridge, la visionarietà di un Nerval, la lucidità di un Valéry. Una poesia bellissima dice: "Sono come il pane che spezzerai, / come il fuoco che accenderai, come l'acqua / che pura ti seguirà sulla terra dei morti". Poi, pagina dopo pagina, la terra dei morti viene lasciata alle spalle, il deserto ormai attraversato germina, fa nascere i suoi fiori, si ripopola. "A me sembra, stasera, / che siamo entrati nel giardino, e l'angelo / ne ha richiuso le porte senza ritorno". Il lettore è chiamato a un vero e proprio viaggio, come quelli che il poeta compì scoprendo l'Italia e la Grecia, la loro arte e la luminosità divina e umanissima dei loro orizzonti. Un viaggio verso ciò che di più alto può dire la poesia oggi, con metafore e simboli ardui ma senza enfasi, quasi domestici e dolci, come in certe epifanie di Blake: "Oh destaci con l'ala tua di terra e d'ombra / angelo vasto come la terra". (Giuseppe Conte)