Le umiliazioni non finiscono mai
Credete che la vita di uno scrittore sia sempre un carosello di feste eleganti, un susseguirsi di cerimonie di premiazione e di presentazioni trionfali in sale che traboccano di lettori appassionati e fedeli? Se credete questo, in parte vi sbagliate: la dura realtà, talvolta, riserva a poeti laureati e grandi romanzieri brucianti, inconfessabili umiliazioni. E questo libro ne è la testimonianza. Composto da inediti contributi autobiografici di alcuni tra i più amati scrittori anglofoni del momento, è una sorta di ironico inno alla sconfitta: per gli autori l'occasione di raccontare con un sorriso liberatorio ciò che forse preferirebbero dimenticare, per i lettori la ghiotta opportunità di concedersi un pizzico di maligno divertimento. Da Irvine Welsh a Jonathan Coe, da Chuck Palahniuk a Roddy Doyle, da Margaret Atwood a Edna O'Brien, tutti hanno accettato di raccontare le loro ambizioni frustrate, i pubblici disastri, gli eccessi alcolici e i conseguenti incidenti. C'è chi, in nome della fama, si riduce a fare pubblicità alle virtù di un aspirapolvere. E chi scopre in una bancarella di libri usati la copia della propria opera prima, con dedica autografa a mamma e papà. Per non dire delle innumerevoli platee di sedie vuote che scandiscono i tour promozionali, delle gaffe clamorose, dell'infinita varietà di figuracce che sono in agguato quando quell'animale schivo che è lo scrittore accetta l'inevitabile apparizione televisiva. Forse il lettore resterà allibito davanti agli imprevedibili scherzi del destino, alla ribellione del corpo e alla vacanza della mente, ma non potrà che riconoscere ai suoi autori preferiti il coraggio di ammettere la propria vulnerabilità e di raccontarsi in una luce diversa... ma ancora una volta davanti a tutti.