Filosofia della noia
"Filosofia della noia" è dedicato a chi affronta con un brivido le ore vuote delle domeniche estive in città. A chi ricorda il ticchettio del nulla durante le interminabili visite alle zie dell'infanzia. E a chi si è costruito una vita così fitta di impegni da rischiare l'infarto, ma non la vertigine di non aver niente da fare. Ma si offre anche a chi voglia ripercorrere la cultura occidentale attraverso un'esperienza che l'ha segnata e definita in alcuni episodi cruciali. In queste pagine un giovane filosofo affronta con sincerità ed energia il mostro dalla bocca spalancata in uno sbadiglio. Per agguantarlo, analizzarlo e forse sconfiggerlo, si fa aiutare da una nutrita schiera di filosofi, letterati e studiosi di varie epoche. Molti di loro - Pascal, Schopenhauer, Kierkegaard, Nietzsche, per arrivare fino a Heidegger - si sono sforzati di chiarire la natura di un'esperienza che, nella sua umiliante sgradevolezza, accomuna forse tutti gli esseri umani. Non solo, ma quando in epoca moderna la noia ha preso il sopravvento sull'accidia medievale, è stata protagonista, più o meno segreta, di molte opere letterarie e artistiche, di film e persino di canzoni rock. Beckett e Ballard, Bret Easton Ellis e Andy Warhol, per citarne solo alcuni, hanno fotografato la noia come il lato oscuro di una società che, soddisfatti i bisogni fondamentali, è da tempo alle prese con una disperata fame di significati veri, o almeno di una novità qualsiasi, per riempire la voragine insaziabile del tempo libero. A guardarla in faccia, la noia, eterna presenza a fianco dell'uomo, ma pure effetto collaterale del benessere odierno, ci dice molto su chi siamo. Tuttavia ci allerta anche sui rischi cui potremmo andare incontro se non sappiamo accettarne la compagnia occasionale, ineludibile ma meno devastante di molti tra i suoi presunti antidoti.
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