Gli impostori
Può essere del tutto accidentale che un giornalista colombiano trapiantato a Parigi, un sinologo dell'università di Amburgo e un frustrato scrittore peruviano di origine cinese sbarchino nella remota Pechino lo stesso giorno e alla stessa ora. Molto diverse sono sia le loro personalità sia le ragioni che li hanno spinti al viaggio (c'è chi viene inviato per un reportage, chi abbandona lo studio per fare esperienza di un mondo conosciuto solo attraverso i libri e chi è disposto a tutto pur di raggiungere la sospirata fama di scrittore). Ciò che li accomuna è una grande passione per la letteratura e il tarlo dell'insoddisfazione: tutti, in una maniera o nell'altra, vorrebbero essere diversi da come sono; tutti, a loro modo, sono un po' impostori. E ciò che li accomuna, forse, basta per prendere assai poco sul serio la presunta accidentalità del loro arrivo simultaneo in una terra tanto esotica eppure sempre più vicina al loro mondo, al nostro mondo. Ecco allora che le rispettive strade, a loro insaputa, tendono a convergere verso un'unica meta: un antico manoscritto in cui è vergato il nucleo dottrinale di una società segreta, che persiste nella clandestinità da quando i suoi capi, i Boxer, sono stati assassinati. Nel ruolo di improbabili investigatori, assai più brillanti nell'evocare parole di poeti e narratori che nel fiutare indizi, i tre dovranno destreggiarsi tra fanatici religiosi, prostitute russe e avvenenti dottoresse cubane. Con humour e ironia Santiago Gamboa segue le peripezie di tre personaggi eccentrici ma che incarnano tutte le nevrosi del nostro tempo, e tra continui, divertiti omaggi alla letteratura di genere li trascina sino allo sberleffo irriverente del finale.
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