Yeats è morto!
Tutto accade in Irlanda e tutto, fin dalle prime battute, sembra avere a che fare con James Joyce, piuttosto che con Yeats: ci sono le strade di Dublino in cui si consumano inganni e tradimenti e c'è una misteriosa signora Bloom a muovere i fili di un delitto, e addirittura non tarda a comparire, inaspettatamente, anche il 16 giugno, il Bloomsday dell'Ulisse. Ma "Yeats è morto!", frutto del talento e della scrittura di quindici tra i più noti autori irlandesi contemporanei, è innanzitutto un romanzo giallo e come tale non può che partire da un cadavere, di cui non si sa nulla, e da due poliziotti corrotti, che hanno commesso un omicidio per errore. Da questo evento accidentale, che sembrerebbe non aver niente a che fare con Joyce, nasce una serie rocambolesca di effetti e di sviluppi imprevedibili il cui procedere è scandito dall'estro dei quindici narratori, ognuno impegnato a scovare nella storia e nei suoi protagonisti nuove sorprendenti rivelazioni e nuove esilaranti prospettive. Dal primo capitolo, firmato da Roddy Doyle, fino all'ultimo, scritto da Frank McCourt, passando attraverso la vena umoristica e la brillante inventiva di autori come Conor McPherson, Anthony Cronin e Joseph O'Connor, la trama si complica e si infittisce, il thriller prende forma e velocità mentre si avvicina alla soluzione dei misteri, dimostrando tutta la vitalità creativa di una generazione di scrittori capace di coniugare le cupe atmosfere del genere 'noir' con un'ironia sempre sferzante e impietosa. Alla fine il mistero sarà svelato e l'ultima sorpresa sarà il paradossale coinvolgimento nella vicenda di un beffardo James Joyce: una sorta di scanzonato omaggio all'inevitabile padre di ogni narratore irlandese.
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