I gatti non sono cani

I gatti non sono cani

In un angolo imprecisato di una imprecisata località inglese, nella saletta interna dell'"Anglers'Rest" il signor Mulliner presiede le riunioni serali con costante dignità e giovialità: la conversazione verte sui temi più disparati, come il livello morale deplorevolmente basso della nobiltà britannica o la destinazione finale dell'anima o il metodo migliore per mantenere succosa la pancetta, e puntualmente lascia spazio al racconto esemplare di Mulliner attinto dall'esperienza vissuta dei suoi innumerevoli parenti: "Piccole, semplici storie, quei drammi di autentico interesse umano che avvengono ogni giorno", come egli precisa.Ecco allora sfilare un colorito campionario di personaggi alle prese con una girandola di situazioni improbabili. Come il caso di Edward, reso dallo zio vescovo di Bongo-Bongo provvisorio custode di un gatto austero e sussiegoso che manifesta un'inaspettata passione etilica e una natura di rissoso teppista, salvando così il suo padrone dalle pericolose nozze con Lady Widdrington. Oppure come l'eroicomica avventura del cugino Mervyin, sciocco epigono dei "cavalieri del buon tempo antico" a caccia di fragole in inverno, o il caso del nipote Eustace, divenuto 'attaché' dell'Ambasciata in Svizzera per sfuggire a un'orda di animalisti impazziti, o la storia del fratello Wilfred, inventore di un tonico concepito per indurre gli elefanti a comportarsi con nonchalance durante le cacce alla tigre, e dagli effetti impressionanti quando assunto da esseri umani. Così trascorrono le sere di Mulliner, abitate da una folla di aristocratici, vescovi, poliziotti, scrittrici di romanzi rosa, giovani innamorati, ospiti stravaganti coinvolti in equivoci madornali, indebite collisioni e rischiose interferenze: tutti ritratti con la stralunato tocco surreale e secondo il ritmo indiavolato da vaudeville tipici di Wodehouse, per lo spasso irresistibile dei lettori.
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