I tre che videro il re
Una casa interamente di latta, il vento che sbatte violentemente contro la porta e fa cigolare le pareti e il tetto, la sabbia che ogni notte si accumula sotto le finestre, le imposte sempre chiuse. E poi l'uomo che abita la casa, affascinato soltanto dai rumori della pioggia e del vento, felice e appagato nella più completa e perfetta delle solitudini possibili. Una specie di favola insomma, uno splendido incantesimo. Che però si infrange quando arriva Mary Petrie, che si guarda intorno, posa i bagagli sul pavimento e decide di stabilirsi al secondo piano. L'isolamento dell'uomo diventa convivenza. L'aspetto della casa di latta comincia piano piano a cambiare, così come pure la vita del solitario e misantropo protagonista: abitudini consolidate si trasformano in argomento di discussione, ogni decisione deve essere presa di comune accordo e, anche quando la convivenza si tramuta in amore, il prezzo che l'abitante della magica casa deve pagare sembra a tratti insostenibile. Ma non è ancora finita. A poco a poco anche gli sparuti vicini si fanno più intraprendenti: arrivano, si presentano, portano regali, esprimono opinioni, danno consigli. E su tutti aleggia il fantasma misterioso di Michael Hawkins, l'abitante solitario che nessuno ha mai visto, colui che vive più lontano e appartato di tutti, che forse è stato il precursore, l'uomo che per primo si è stabilito nella zona e che per primo ha scelto di vivere isolato da tutti, in una casa di latta battuta dal vento. Raccontando la storia di una perfetta solitudine che inesorabilmente assume i connotati della più imperfetta delle vite sociali, Mills disegna una parabola sull'impossibilità di esistere senza l'altro. O forse, nel suo stile rapido e lieve, ha semplicemente raccontato, in tono quasi fiabesco, la storia di un uomo e della sua piccola ambizione: un uomo che vive in una casa di latta ascoltando il rumore del vento.
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