Le arance amare di Siviglia

Le arance amare di Siviglia

E' l'anno 1500. La recente scoperta del Nuovo Mondo ha allargato le coscienze degli uomini, dato impulso alla politica di espansione dei governi e ai sogni degli avventurieri. A Siviglia, nella Taverna dell'India, intorno a cibi corposi e libagioni abbondanti, si incrociano destini e modi diversi di guardare alla storia che cambia. Bartolomé de las Casas, futuro vescovo difensore degli indios in Chiapas e storiografo della Conquista, vede nell'espansione lo strumento per esportare la religione di Cristo. Alonso Alvarez, apprendista tipografo e appassionato di letteratura cavalleresca, anela a terre fiabesche e popoli straordinari. E gli avventori della locanda, dotati di spirito pratico e opportunistico, cercano di trarre benefici dagli imbarchi per le Indie e favoleggiano di amazzoni compiacenti e oro a palate. L'approccio degli schiavi Cristobalillo e Catalina, strappati dalle loro tradizioni, è, al contrario, di stupore e di ribellione verso la strana città in cui sono stati condotti in ceppi. Intanto, Amerigo Vespucci, viaggiatore di mestiere, umiliato dall'esilio, è mosso dall'amore per le sfide e dalla voglia di riscatto a finanziare personalmente una flotta per riprendere a navigare. E la sua vicenda personale si intreccia con quella di Cristoforo Colombo, caduto in disgrazia, ma sempre sulla bocca di tutti. Uomini così diversi in qualche modo si incontreranno o si sfioreranno sul molo dell'Arenal, divenuto il cuore di una società in fermento, piena di dubbi, di curiosità, di inquietudini. Ed è proprio un sentimento di incertezza e di attesa a dominare il romanzo di Antonio Sarabia, con la Spagna degli Autodafé e dell'Inquisizione a fare da sfondo e la Storia che si intreccia con le vicende personali per rendere non solo i dettagli di una ricostruzione precisa ed efficace ma anche le sensazioni vivide delle genti dell'epoca.
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