Sette tipi di ambiguità
Siamo di casa nella Melbourne di Simon Heywood, fragile e inflessibile poeta dell'amore e dell'empatia che non riesce a superare la morbosa attrazione per Anna, ex fidanzata amata in gioventù. Nove anni dopo il ragazzo di belle speranze è un insegnante disoccupato sull'orlo di una depressione patologica, che però ancora non si rassegna. Quando una serie di circostanze e conoscenze casuali riportano Anna sulla sua strada, con un gesto di calcolata follia decide di rapire Sam, il figlio di lei. Come un sasso gettato in uno stagno, questa decisione crea un'infinità di onde destinate a formare una vicenda complessa, raccontata a sette voci, che porta Simon a dover affrontare la dura esperienza del carcere e le accuse di pedofilia scaricategli addosso dai media, mentre intorno a lui le persone che lo hanno incrociato disegnano un contorno di più vasti disastri famigliari e affettivi. Il mosaico che si va a comporre alla fine del libro, il cui titolo e la cui architettura rimandano a un noto saggio sull'ambiguità del linguaggio poetico, mostra uno spaccato dell'Australia dolente e disgregato, fatto di tagli alla sanità e all'istruzione, di squali della finanza ed emarginati dell'era postwelfare... Elliot Perlman ci offre il ritratto dello sfacelo di una civiltà e insieme un thriller psicologico che, grazie a una scrittura magnetica, conduce il lettore nel fondo più torbido dei sentimenti.